Si è svolto a Roma il 18 giugno 2025 il quinto appuntamento del Roadshow “Aspettando #EurekaDay”, promosso dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in collaborazione con RO.ME MUSEUM EXHIBITION, per indagare il ruolo delle imprese culturali e creative nel rinnovamento del settore museale e e nella gestione del patrimonio storico (heritage management)


Al centro della mattinata, ospitata presso la sede di rappresentanza della Regione Friuli Venezia Giulia a Roma, il confronto tra enti, istituzioni e comunità territoriali sul valore del patrimonio culturale e sulla sua capacità di dialogare con le sfide della contemporaneità: digitalizzazione, sostenibilità e partecipazione attiva del settore pubblico.

In questo contesto si inserisce l’intervento della nostra Heritage Manager Francesca Rinaldo, speaker dell’incontro, che ha portato l’esperienza dell’Archivio Storico MAIRE, curato e valorizzato dalla nostra Fondazione.

Imprese culturali e cultura di impresa: due facce della stessa medaglia che, insieme, possono portare innovazione e progresso. Fare cultura, dal verbo latino (“colere”) piantare il seme, anche per una Impresa significa contribuire a costruire una società più consapevole, capace di valorizzare la propria storia attraverso l’azione presente. È un circolo virtuoso che parte dal recupero e dalla valorizzazione del patrimonio archivistico, ingegneristico e industriale, per arrivare alla costruzione di nuove forme di identità collettiva.

I nostri progetti di formazione dedicati alle nuove generazioni rappresentano un esempio concreto di come la memoria d’impresa possa ancora parlare al futuro: dal contatto diretto con antichi strumenti di lavoro, all’ascolto delle testimonianze dei tecnici che disegnavano a mano i progetti di impianti complessi, si riscopre il fascino di un sapere che unisce precisione tecnica e passione umana.

La cultura industriale può e deve diventare una leva strategica per abbattere la stereotipata dicotomia tra cultura umanistica e sapere tecnico-scientifico. Lo scenario contemporaneo richiede nuove competenze, commistione di saperi, figure capaci di affrontare le sfide della transizione energetica e del cambiamento climatico con una visione ampia: l’“ingegnere umanista” è il paradigma di riferimento, il perno del cambiamento, e trova nella cultura d’impresa non solo le sue radici, ma anche la spinta per costruire il futuro.